21 gennaio 2017
Abbiamo trovato nel cassetto delle traduzioni quella che Lucia Bellizia ebbe modo di realizzare quasi due anni fa, quando ebbe ad occuparsi ancora una volta di nascite gemellari. I gemelli, si sa, sono uno dei cavalli di battaglia della polemica anti-astrologica, che si avvale invero di parecchi altri topoi, che sono stati riproposti, sempre eguali ed esasperanti nella loro monotonia, secolo dopo secolo, prima dagli autori pagani, poi da quelli cristiani, poi dall’astronomo/astrofilo (e non solo!) poco avvertito di turno. Vi proponiamo quindi un passo (https://www.apotelesma.it/wp-content/uploads/2017/01/Aulus-Gellius-Noctes-Atticae-XIV-1.pdf) tratto dalle Noctes Atticae di Aulo Gellio, che riferisce a sua volta quanto ebbe ad udire a Roma, in occasione di una conferenza di Favorino di Arelate, filosofo e retore del I-II secolo: questi attacca con le consuete trite argomentazioni coloro che son chiamati Caldei e promettono di prevedere il destino degli uomini dalla congiunzione e dai moti dei corpi celesti e delle stelle.
xxx
Aulo Gellio così come raffigurato
nel frontespizio dell’edizione delle Noctes Atticae,
pubblicata nel 1706 dai filologi Johann Friedrich e Jacob Gronov
xxx
Poco ci preoccupano le sue parole, alle quali si può rispondere efficacemente con quanto Claudio Tolemeo dichiara nel secondo capitolo del I libro della Tetrábiblos, ove dimostra come la previsione sia possibile e fino a qual punto, argomentando che anche chi si rivolge all’arte astrologica con accurata indagine e nel modo più puro, può sovente incorrere in errore per la natura stessa dell’argomento e per la sua debolezza di fronte alla grandezza della dottrina. In generale, ogni scienza che tratta della qualità è congetturale e non certa, soprattutto se contempera in sé molti elementi dissimili; ed ove precisa che l’interprete deve tener conto, quando esamina la genitura di un individuo, di variabili quali la regione in cui è egli nato, le consuetudini, la stirpe e consimili concause, che producono necessariamente esiti diversi.
Un poco di più ci preoccupano invece i cattivi interpreti, che, absit iniuria verbis, sono purtroppo presenti in questa disciplina come in altre.
Buona lettura!